Quattro milioni e mezzo di anni fa il mare ribolle. Da fondali poco profondi, affacciati su una lunga frattura tettonica, gigantesche eruzioni subacquee riversano miliardi di tonnellate di lava; nascono piccoli vulcani che a poco a poco emergono dalle acque fino a spegnersi definitivamente circa 200.000 anni fa.
É così che nascono le Isole Pontine, altrimenti dette Ponziane. Sono cinque: Ponza, Palmarola, Zannone, Ventotene e Santo Stefano. L’unica isola non vulcanica ma di tipo sedimentario è Zannone. Solo Ponza e Ventotene sono antropizzate e, per capirne il perché, risulta fondamentale conoscerne la genesi.
Gli antichi uomini del neolitico, vissuti a cavallo del X millennio a.C., avevano la capacità di lavorare e levigare la pietra ma, quando iniziarono a dedicarsi ad allevamento e agricoltura, cercarono nuovi strumenti di lavoro per la vita di tutti i giorni: l’ossidiana, vetro vulcanico dalle eccellenti qualità meccaniche e taglientissimo quando scheggiato, fornì loro la via per progredire. Su navi rudimentali e canoe si spinsero sempre più lontano dalle spiagge del Promontorio del Circeo fino alle isole di fronte alla ricerca di minerali utili. Ecco che proprio a Palmarola trovarono discreti giacimenti del prezioso vetro naturale.
L’isola non ha fonti d’acqua sorgiva, per questo l’uomo da sempre abitò invece la vicina Ponza. Le isole però non vennero mai abbandonate, infatti furono crocevia di tutte le popolazioni in transito tra il sud e il nord del Tirreno, la Sardegna e la Corsica. Fenici, Greci, Etruschi e Romani navigarono in queste acque, colonizzarono le terre e costruirono ville le cui rovine ancora oggi possiamo ammirare. Grandi navigatori quindi, capaci di lunghe traversate, come quella che introduce la nostra crociera estiva alle isole Pontine: da Olbia a Ponza, 157 miglia di mare aperto.
Ponza
Partiamo il primo pomeriggio, atterriamo 22 ore dopo a Cala Luna a Ponza, descritta da Enea nei canti Omerici, un autentico spettacolo. Cala Luna, posta sulla costa ovest dell’isola, è completamente aperta al quarto e terzo quadrante, sovente è presente una fastidiosa risacca, ma l’ancoraggio e il fondale sono ottimi. Fino a qualche anno fa una galleria scavata dai romani (sono ancora visibili i muri in opus reticulatum) la collegava con il borgo di Ponza, dalla parte opposta della falesia. Da molti anni spiaggia e passaggio sono chiusi per il rischio di caduta massi, un vero peccato! Nel 2010 lavori di ripristino e consolidamento di una parte della falesia avevano permesso una sua parziale riapertura, ma un nuovo crollo vide la definitiva interdizione di tutta la spiaggia.
É consigliabile così ancorare a debita distanza dalla scogliera su fondali non troppo bassi. La falesia posta a nord della baia, chiamata Capo Bianco proprio per l’abbacinante color bianco della roccia vulcanica, è traforata di grotte alcune delle quali visitabili con un tender o a nuoto. Questo posto così magico è stato addirittura utilizzato da Federico Fellini come set per alcune scene del film Satyricon. Ponza è una tormentata, stretta e lunga isola vulcanica, scoscesa e ricca di baie ottime per dare fonda. Circumnavighiamo l’isola, volendo si può fare in un giorno, trattasi infatti di sole 11 miglia! Il mare è di un incredibile color blu profondo, definito anche Blu di Ponza. Verso sud, all’estremità meridionale dell’isola c’è Punta della Guardia, sovrastata da un importante faro costruito sulla falesia strapiombante, la più alta dell’isola con i suoi 279 metri sul livello del mare. Girato il capo la baia sotto il faro è piuttosto aperta ma con le opportune condizioni meteo è una buona meta. La baia successiva, protetta dagli scogli di Calzone Muto, offre a terra due spiagge di ciottoli, Parata e Bagno Vecchio, un discreto ancoraggio. A Parata si trova una necropoli di età romana fatta da 4 camere sepolcrali scavate nella roccia.
Eccoci all’articolato capo di Punta della Madonna che sfoggia anche alcuni grossi scogli affioranti e un faraglione. La roccia è chiarissima e percorsa, nella falesia rivolta a nord, da gallerie e ipogei scavati dai romani e visitabili in barca con operatori locali. L’avvicinamento in barca alla scogliera è invece interdetto. Poco al largo si trova il cosiddetto Scoglio Rosso con fondali ideali per lo snorkeling. Appena più a sud, alcuni scoglietti chiamati Le Formiche si prestano ad essere esplorati con immersioni subacquee per ogni livello. La profondità arriva fino a 54 metri e sulle scogliere a picco si possono ammirare organismi bentonici coloratissimi: una trentina di anni fa ebbi addirittura un incontro adrenalinico con due verdesche, eleganti squali d’alto mare di piccole dimensioni e non particolarmente pericolosi per l’uomo.
Poco più avanti si accede al porto di Ponza paese, la baietta di Torretta Belvedere non è idonea all’ancoraggio per la presenza di scogli affioranti. Il porto è ampio, ma quasi completamente commerciale e peschereccio, alcuni pontili privati offrono posti per il diporto, mentre ci si può ormeggiare al molo dei traghetti, vicino alla capitaneria di porto, solo per la notte, salpando la mattina presto prima dell’arrivo della nave. Il porto è ampio, ma quasi completamente commerciale e peschereccio, alcuni pontili privati offrono posti per il diporto, in alternativa ci si può ormeggiare al molo dei traghetti, vicino alla capitaneria di porto, ma solo per la notte e salpando di mattina presto prima dell’arrivo della nave Due le vie dedicate allo “struscio” dove la sera centinaia di persone di tutte le età camminano avanti indietro o siedono nei molti locali all’aperto. Ad agosto il porto è decisamente affollato, troviamo posto al Pontile Parisi, situato nella baietta di Santa Maria, a pochi passi dal porto principale. Ottimo ormeggio, ma non con i venti del I e II quadrante che solevano onda. Le baie successive sono una più bella dell’altra: la prima, molto ampia e capace, è Cala Frontone con l’omonima spiaggia, una delle più belle dell’isola. Il fondale intorno agli 8 – 10 metri è perfetto per dare fonda. Subito dopo Punta Frontone, si trova una scenografica baia caratterizzata da un faraglione forato che ricorda un arco di trionfo.
La successiva Cala Inferno è vincolata da una boa al centro con divieto di fonda per un raggio di 80 metri, è l’attracco alla bettolina per la fornitura dell’acqua dolce all’isola. Cala Gaetano, subito dopo, è ampia e piacevole per la presenza dello scoglio Evangelista. Siamo alla propaggine nord est dell’isola, un piccolo braccio di mare separa Ponza dall’isolotto di Gavi, conosciuto perché Punta Rossa è uno dei punti di immersione migliori dell’isola. A Gavi c’è una casa abitata solo nel periodo estivo.
Navighiamo lungo costa fino alla piccola Cala Felce e a Cala Cecata, un’altra buona baia ma non molto protetta. Cala Fonte, denominata su Navionics Cala dell’Acqua, ha una vista spettacolare su Palmarola. In realtà formata da due ampie baie, ha fondali rocciosi ed è ben protetta dai venti orientali e meridionali. La successiva è l’ampia Cala Feola, mai abbastanza ampia in stagione quando il mare gonfia da meridione, ed è una meta gettonatissima anche per il buon ristorante Aniello e Gennaro. A seguire passiamo i faraglioni di Lucia Rosa, ma è notte e ci teniamo a debita distanza per via degli scoglietti sparsi tutt’intorno. Come abbiamo potuto vedere le numerose baie di Ponza permettono di ripararsi a ovest o a est dell’isola a seconda della provenienza dell’onda dominante.
Vista dal mare Ponza è meravigliosa, ma escursioni a terra sono pure raccomandate per scoprire l’architettura locale e l’agricoltura isolana costretta a lottare contro siccità, salsedine, sole e vento. Alcuni dei must sono la visita all’isola di Zannone, alle Grotte di Pilato, al Museo Etnografico oltre alle passeggiate panoramiche nell’interno.
Palmarola
Salpiamo per raggiungere l’isola di Palmarola, disabitata, irta e selvaggia è un autentico eden Mediterraneo. A cala Tramontana, a nord dell’isola, si può dare fonda quando il mare è meridionale; le rocce basaltiche formano una vera e propria cattedrale con profonde grotte sottostanti. Palmarola è disabitata, molti anni fa viveva in alcune grotte un eremita. Quest’isola è molto selvaggia e aspra, il verde della vegetazione mediterranea lotta con la roccia vulcanica. L’unico vero punto di fonda dell’isola è Cala del Porto; ancorare qui nella stagione estiva è estremamente difficile per la quantità di diportisti che vi si fiondano fin dalle prime ore del pomeriggio.
La sua punta meridionale, Punta di Mezzogiorno, offre uno spettacolare panorama sui faraglioni e scogli disseminati su un mare di un incredibile turchese. La baia formata dagli scogli è molto aperta, ma se il meteo lo consente non esitate ad ancorare per un bagno da ricordare. Per i subacquei di grande esperienza consiglio un’immersione alla Secca di Mezzogiorno, che offre una particolarità notevole: il celenterato Paramuricea clavata, solitamente di colore rosso acceso o porpora, al di sotto dei 75 metri di profondità si presenta variegato di giallo, così come si trova comunemente nello stretto di Messina. La costa est è caratterizzata da falesie di diversi colori che lasciano intuire lo scorrere delle antiche colate laviche.
Ventotene e Santo Stefano
Per raggiungere l’Isola di Ventotene, posta a circa 30 miglia di distanza, navighiamo verso sud oltrepassando l’isolotto di Zannone, facente parte del Parco del Circeo per i suoi particolari endemismi; è visitabile, ma non vi si può pernottare. Ventotene è anch’essa vulcanica e caratterizzata da una costiera a falesie non troppo alte. L’isola non offre grandi ripari per passare la notte, eccetto Cala Parata Grande a nord; attenzione allo scoglio dello Sconciglio, poco più a nord, circondato da secche. Nella costiera occidentale tutta inserita nella zona B del Parco Marino Terrestre di Ventotene e Santo Stefano, in stagione vengono allestiti due campi boe. Sul sito del parco www.riservaventotene.it si può vedere la mappa dove sono indicate le zone B e C e soprattutto quella A di chiusura integrale (vedi Area Marina Protetta “Isole Di Ventotene E S. Stefano”)
Appena a sud del Porto Romano, lungo una scogliera non troppo alta ma perfettamente verticale, si incontra Cala Nave, dalla tipica sabbia nera vulcanica. D’estate è sempre gremita di bagnanti perché è ben raggiungibile dal paese. E’ però interessante andare a scoprire gli ambienti scavati nella roccia dai romani, alcuni a pelo d’acqua, altri sommersi. A proposito di ambienti sommersi da non mancare, se siete subacquei brevettati e con esperienza, è il relitto del traghetto Santa Lucia che giace su un fondale di 40 metri, affondato da un aerosilurante inglese nel 1943 poco fuori Punta Eolo. L’acqua trasparente e la tragica storia dell’affondamento in cui perirono 65 persone rendono molto toccante la visita ai due monconi dello scafo, spezzato in due da quella maledetta bomba inglese.
Due sono i porti: quello nuovo, attrezzato con pontili galleggianti, oppure con ormeggi al molo per i traghetti (anche qui bisogna scappare la mattina presto), o altrimenti – e lo consigliamo almeno una notte – il Porto Romano. Il porto è chiamato così perchè è stato scavato nel tufo dagli antichi romani, insieme a vasche per il pesce e cisterne per l’acqua, asportando più di 60 milioni di metri cubi di roccia. Il posto è incantevole, il costo dell’ormeggio è adeguato all’eccezionalità del luogo e numerosi sono anche i ristorantini dove assaggiare le specialità locali.
L’imboccatura è quasi invisibile, più facile da individuare dalle foto via satellite che dalla carta nautica! Ventotene fu importante luogo di confino dei romani: a Villa Giulia, ancora visibile nei pressi di Punta Eolo, fu rinchiusa Giulia, figlia del grande imperatore Augusto. Altri luoghi da visitare sono le cisterne romane al centro dell’isola e il museo archeologico; piacevoli invece i percorsi naturalistici guidati con Annarita ([email protected]).
Ma l’isola è anche rinomata per aver assistito alla creazione del Manifesto di Ventotene – che richiedeva per la prima volta l’integrazione e l’unione dei paesi europei – stilato da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni che vi erano stati confinati quali oppositori del regime fascista nel 1941. Quasi un miglio verso sud l’isola di Santo Stefano è un cilindro di roccia su cui i Borboni nel 1795 costruirono un carcere di sicurezza, utilizzato fino al 1965, che “ospitò” anche il rivoluzionario Luigi Settembrini, l’assassino reale Gaetano Bresci e l’ex presidente Sandro Pertini. Oggi l’isola è in vendita per 20 milioni di euro. Avviso ai naviganti: non fatevi sfuggire le famose lenticchie di Ventotene, piccolissime e saporite.