L’isula inde l’isula

Testo e foto di Patrizia Magi

Tamarone

La penisola di Capicorsu è un dito di roccia lungo 40 chilometri e largo da 10 a 15. Lo attraversa da nord a sud una catena montuosa, La Serra, che oltrepassa i 1300 metri gettandosi a picco nel blu sul versante occidentale, mentre su quello orientale digrada lentamente in morbidi pendii e ampie vallate. I Corsi la chiamano “l’isola dentro l’isola”, sottolineando così la sua diversità storica e culturale rispetto al resto della Corsica. Una diversità dovuta soprattutto allo speciale legame con la Repubblica di Genova di cui il Cap fu sempre un “alleato” fedele, eccetto qualche raro caso. Il sodalizio fu favorito dai proficui rapporti commerciali intrattenuti dalle famiglie aristocratiche di origine ligure legate alla Superba che a mò di signori feudali “governavano” allora Cap Corse.

L’esigenza di esportare le merci dalla penisola (soprattutto olio e vino) portò i capocorsini – caso unico in quest’isola di montanari, se si esclude Bonifacio – a rivolgersi al mare per vivere. Diventarono così esperti marinai, comandanti e pescatori. E navigare lungo questi lidi non deve essere stato facile visto che qui il vento soffia 300 giorni l’anno – prevalentemente da sud ovest – e può cambiare direzione anche di 180 gradi dopo ogni punta che si doppia. Una bella sfida per i diportisti, ma la bellezza di questo lembo di terra dove la natura regna ancora sovrana invita a raccoglierla.

 

Bastia

La nostra crociera intorno a Capicorsu parte da Bastia, cittadina ricca di arte e storia fondata dai genovesi nel 1372, capitale del Regno di Corsica dal 1637 al 1811 sotto l’egida dei Genovesi e genovese tout court per quanto riguarda l’urbanistica e l’architettura del centro storico più antico. Troppo spesso trascurata per la fretta di raggiungere gli invitanti lidi balneari dell’isola, Bastia si rivela una sosta quanto mai piacevole. Certo, arrivando in barca dal largo, la prima cosa che colpisce è il discutibile agglomerato urbano, con tanto di grattacieli che disposti sulle pendici retrostanti la città sembrano “coronare” il grande porto commerciale con il suo andirivieni di navi traghetto.

Più da vicino però il paesaggio cambia e lo sguardo viene inevitabilmente catturato dallo sperone di roccia ambrata che chiude la città a sud. Lì sopra se ne sta arroccata l’affascinante Cittadella genovese (Terra Nova), risalente al 1300, ancora circondata dagli antichi bastioni su cui svetta come un faro il campanile della quattrocentesca Église Sainte Croix, celebre per il soffitto magnificamente decorato e per il Cristo nero ritrovato al largo da due pescatori nel 1428. Alle sue pendici si apre il pittoresco Vieux Port, il “vecchio porto” a forma di ferro di cavallo – protetto a sud dal molo del Dragone e a nord dalla banchina genovese – nelle cui acque si riflette un continuum di case alte con i tetti in ardesia e gli intonaci color pastello erosi dal tempo che, dabbasso, ospita una fila ininterrotta di ristoranti, bistrò e caffè all’aperto affacciati allegramente sul molo. Qui si ormeggia tra pescherecci e yacht, vegliati dalla grande Église Saint Jean Baptiste – datata 1636-66 e riconoscibile dalla facciata neoclassica posta tra due campanili gemelli – che è diventata l’emblema della città.

Una volta a terra ci si inoltra nella fitta rete di caruggi del quartiere di Terra Vecchia per poi, tramite una scalinata panoramica, raggiungere i quieti Giardini Romieu del 1800 e la prospera Cittadella barocca con il suo intrigo di vicoli ombrosi e case immacolate che abbraccia la bella piazza centrale, Place du Donjon, ossia della Prigione. Un nome dovuto alla massiccia torre circolare un tempo adibita a prigione – di cui fu “cliente” anche il patriota Sampiero Corso – parte integrante del magnifico Palais des Gouverneurs del 1300, che oggi ospita l’interessante Musée d’Historie de Bastia con giardini affacciati sul Vieux Port.

Da quest’ultimo, percorrendo i due lunghi viali deputati allo shopping, boulevard Paoli e rue Cesar Campinchi, si arriva alla place Saint Nicolas del 1900, una immensa piazza dal fascino mediterraneo a due passi da mare – verso cui guarda imperterrita la statua di Napoleone in vesti da imperatore romano – che è l’epicentro dei momenti di relax dei cittadini di Bastia che vi si danno appuntamento per passare il tempo chiacchierando nei caffè con dehors o per godersi il fresco sotto le palme. Qui c’è anche la “boutique” della rinomata cantina Maison Mattei, nata nel 1872, che produce svariati liquori oltre al famoso aperitivo “Cap Corse” a base di chinino, un indirizzo giusto per chi vuole fare incetta di bevande alcoliche isolane…

La costa orientale

Ci si sveglia presto al Vieux Port con i raggi dorati del sole appena sorto che si infiltrano tenaci nei varchi lasciati dalle tendine che coprono gli oblò. È il momento giusto per lasciare Bastia e iniziare il “pellegrinaggio” lungo la dolce costa orientale, dove, a parte Macinaggio, si può ancorare solo col bel tempo. Superato Port Toga, il moderno porto turistico di Bastia, e le ultime propaggini della città, la prima tappa, a 4 miglia, è a Erbalunga, un incantevole borgo di pescatori le cui belle case in pietra poggiate su una lingua rocciosa protesa verso il mare aperto sembrano sorgere direttamente dall’acqua. L’abitato separa la rada, posta a sud, dove si dà fondo in 5 metri di acqua davanti a questa splendida vista (memorabile al tramonto), dal porticciolo per piccole barche a nord, presidiato all’ingresso da una antica torre di guardia genovese.
In paese tra strade e vicoli, oltre ai ristoranti e caffè, c’è anche l’ottima Boulangerie du Cap (panetteria con forno) dove va assaggiato il fragrante “fiadone”, un tipico dolce corso a base di brocciu e limone, che si scioglie in bocca deliziando il palato (e minacciando pericolosamente la linea).

Per il primo bagno c’è un’ampia scelta. Si può ancorare poco più a nord su un fondale sabbioso davanti alla spiaggia di Sisco, dove chi ama le immersioni potrà contattare il centro sub Dollfin che ha in “listino” anche diversi relitti come il P47 de Miomo, un caccia americano integro, poggiato su un fondale di 20 metri e diventato habitat di cernie e murene oltre che di coralli rosa cresciuti sotto le sue ali. Oppure ci si può fermare nella limpida baia di Pietracorbara, ornata da una lunga spiaggia, o in alternativa, raggiungere la ancora più lunga spiaggia di Misincu (ben 2 km) nell’ansa con acque strepitose che si apre a nord di Porticciolo, un ameno borgo composto di case con i tetti in ardesia tra vicoli fioriti e scalinate che portano a una minuscola quanto caratteristica darsena con barchette all’ormeggio.
Un miglio e mezzo prima lo annuncia la possente Torre di Losse, affacciata su una insenatura sabbiosa dalle acque cangianti. È una delle 35 torri costiere del Cap, che meritano una divagazione storica.

Le torri genovesi

Nel 1512 il Banco di San Giorgio, cui Genova passò la sovranità dell’isola dal 1453 fino al 1562, di torri lungo la costa, oltre a quella di Losse, ne fece costruire un centinaio, a pianta quadrata e, soprattutto, a pianta circolare, con massicce mura di pietra per contrastare “li turchi”, costante afflizione delle coste del Mediterraneo, che nonostante la sconfitta subita nella battaglia di Lepanto continuavano a imperversare su questi lidi.

Torre de Losse

Le torri dovevano avere tra loro una distanza tale da consentire la visibilità di segnali di fuoco o di fumo da una torre all’altra, per poter avvertire in tempo la popolazione appena all’orizzonte compariva una flotta barbaresca. Un buon sistema, considerando che, ad esempio nel Cap, era sufficiente una sola ora per trasferire il segnale di pericolo da una parte all’altra della penisola.
L’epopea delle torri durò tre secoli, fino all’inizio del 1800, quando vennero abbandonate alle intemperie diventando i suggestivi testimoni di quell’epico periodo. Allora non mancarono atti di puro eroismo, come quello compiuto nel 1769 dal capitano paolista Giacomo Casella di stanza alla Torre di Nonza durante l’invasione della Corsica ordinata dal Re di Francia – i cui soldati armati fino ai denti erano sbarcati a migliaia sull’isola dopo il trattato di Versailles del 15 maggio del 1768 – che con la forza voleva “pacificare” l’isola difesa dalle milizie organizzate dal Generale Pasquale Paoli, “U Babbu di a Patria”.

Il suddetto Casella, peraltro privo di una gamba persa in altre battaglie, tenne testa letteralmente da solo alle truppe del Conte De Grandmaison, che a capo di una considerevole armata cercava di espugnare questa importante piazzaforte, e lo costrinse a trattare la resa alle sue condizioni – che includevano anche gli onori militari – con un ingegnoso espediente. Si chiuse infatti nella Torre, puntò l’unico cannone verso la sola strada di accesso, dispose fucili in ogni feritoia manovrandoli con cordicelle legate ai grilletti per farli sparare in contemporanea e nel frattempo gridava ordini a più non poso. Il tutto per dare l’impressione di essere al comando di una compagnia bene armata. Quando uscì dalla fortezza da solo, grande fu la sorpresa e la rabbia dei francesi nel vedere che si trattava di un uomo soltanto e di essere stati quindi beffati, ma Grandmaison ne apprezzò l’audacia e lo fece accompagnare illeso fino agli accampamenti del generale Paoli a Murato.

Macinaggio

Macinaggio

Proseguendo verso nord, superato il marina di Santa Severa, piccolo porto di charme del paesino di Luri, si raggiunge il primo vero porto turistico di questo versante, ossia Macinaggio, una tappa “obbligata” per i diportisti che aspettano il momento buono, cioè il “vent calm or faible” per doppiare il Capo. E l’attesa può anche essere lunga. La vivace cittadina però si presta a un soggiorno piacevole, ricca com’è di negozi e boutique quanto di ristorantini e caffè. E per quanto riguarda le spiagge, in loco ce n’è una delle più belle della Corsica, Tamarone, specchio di cristallina acqua turchese dove si arriva con una breve passeggiata a piedi (o in tender col bel tempo). Se poi il meteo persevera nel remare contro, si può arrivare all’estremità del Cap percorrendo un tratto – per esempio fino a Barcaggio – dell’antico Sentier du Douanier che costeggia il litorale da Macinaggio a Centuri, facendo tappa nelle splendide baie che attraversa.

Col bel tempo invece si mollano gli ormeggi per costeggiare la citata spiaggia di Tamarone e fare un tuffo nella sua azzurra insenatura o nelle mitiche acque tra la Plage des Iles e le Isole Finocchiarola (A Terra, Mezzana e Finocchiarola, coronata da un faro), che sono una Riserva Naturale dove è vietato sbarcare dal 1 marzo al 31agosto (vedi limiti e divieti) e non si può ancorare a meno di duecento metri di distanza. Lasciate a sinistra tutte le Finocchiarola (non c’è fondo tra queste e la costa), la rotta ruota a ovest, nord ovest e il litorale diventa un susseguirsi di bellissime baie dall’acqua caraibica dove dar fondo: la Rade de Santa Maria riconoscibile dalla sua torre diroccata, un paio di calette a cavallo di Punta Vecchia, la baia di Capandola e poi, doppiata Point d’Agnello, la superba Barcaggio, un ottimo ancoraggio davanti a una lunga spiaggia lunata orlata di ginepri, parzialmente occupata da placide mucche che vi pascolano imperturbabili, anche loro forse attratte dalla vista della brulla isola della Giraglia, tutta di serpentino verde, su cui svettano faro e torre genovese (stavolta eretta per via dei Pisani). Il borgo, piccolo e solare è dotato di un porticciolo per piccole barche (ben protetto anche dal Grecale), e ci sono anche un paio di ristorantini e una paillote per chi non ha voglia di cucinare.

La costa occidentale

Ripreso il largo e doppiato il solitario borgo di Tollare con la sua graziosa spiaggia, la corona di colline, che sullo sfondo ha accompagnato sin qui la rotta, si innalza porgendo al mare gli speroni aguzzi del Col de la Serra. Capo Grosso, Punta di Corno di Becco, Capo Bianco scandiscono la parte inziale dell’impervio e frastagliato versante occidentale di Cap Corse, che in una sua piega ospita Centuri, il più pittoresco tra i borghi di pescatori della Corsica, stretto intorno al suo porticciolo dove trovano riparo solo un manipolo di pescherecci, piccoli natanti e gommoni. Le altre barche però possono dar fondo nella accattivante rada poco più a nord e scendere a terra in tender per una visita e per degustare la specialità della pesca locale, ossia l’aragosta, presente ovviamente nei menù di tutti i ristoranti del centro abitato.

Anse d’Aliso

Proseguendo verso sud la costa è un avvicendarsi di pendici immacolate ricoperte da un vellutato mantello vegetale tra cui fanno capolino sporadici paesini a mezzacosta. Un paesaggio magnifico impreziosito da due deliziose calette color smeraldo, la paradisiaca quanto solitaria Anse d’Aliso (ad agosto non vi abbiamo incontrato nemmeno una barca) con la sua piccola spiaggia di sabbia bianca, e Marine de Giottani che trova spazio tra due massicci promontori ospitando una bella spiaggia di ciottoli e un minuscolo borgo con porticciolo adiacente a una torre genovese diroccata.

Marine de Giottani

La costa poi torna compatta rivelando dopo Punta di Canelle una struttura inquietante aggrappata alla nuda roccia. Si tratta dello stabilimento per la produzione di amianto costruito nel 1953 da Eternit per lo sfruttamento della sottostante miniera scoperta alla fine dell’Ottocento. Fu chiusa nel 1965 ma le sue polveri scaricate in mare per anni hanno cambiato per sempre l’aspetto delle spiagge di Marine d’Alb, abbellita da una torre genovese, e Nonza, ricoprendole di un mantello grigio – non più pericoloso – che ha finito per conferirgli un fascino del tutto particolare. Quella di Nonza è la più grande, una immensa distesa di sabbia scura – chiamata la “spiaggia nera” – verso cui digradano rapide le colline dei monti circostanti.

La sorveglia dall’alto il borgo omonimo adagiato su un contrafforte roccioso a strapiombo sul mare che 600 gradini separano dai diportisti che vogliono visitarlo. La ricompensa a “scalarli” è un nugolo di ridenti casette addossate l’una all’altra che seguono la pendenza del terreno terrazzato, sovrastate dalla Torre di Nonza – quella del capitano Casella – e una vista splendida sul Golfo di St. Florent. Nella parte più interna di quest’ultimo si nasconde la cittadina da cui prende il nome, che ospita un sicuro port de plaisance, ultima tappa prima di tornare a Bastia. O forse no. La costa settentrionale con le sue bellezze ci invita a continuare la crociera verso Calvi…
Ma questa è un’altra storia.

Notizie Turistiche

Come arrivare

In nave – Bastia può essere raggiunta comodamente dall’Italia con le navi della Moby Lines (www.moby.it) e Corsica Ferries (wwww.corsicaferries.com) che partono da Livorno, Genova e Savona (solo Moby).

Porti e marina

Vieux Port (Quai de la Madonetta, Bastia, tel. 0033 4 95313110; [email protected] – VHF Canale 9). Porto turistico nel pittoresco “vecchio porto” di Bastia, situato nel cuore della città antica, alle pendici dell’antica Cittadella. Dispone di 260 ormeggi con acqua e corrente elettrica per barche fino a 30 metri. È gestito dal Comune. Aperto tutto l’anno. Vento di traversia: libeccio.
Port Toga (Ville de Pietrabugno, Bastia, tel. 0033 4 95349070; [email protected] – VHF canale 9). Porto turistico a nord del porto commerciale di Bastia. Offre 357 ormeggi con acqua ed energia elettrica per barche fino a 30 metri di lunghezza. Tra i servizi: carburante, bar/ristorante, lavanderia, scuola vela, officina, travel lift.
Macinaggio (Régie du port de Macinaggio, tel. 0033 4 95354257 – VHF canale 9). A 17 miglia da Bastia e 38 da Portoferraio è il porto turistico più grande di Cap Corse. Dispone di oltre 500 ormeggi per barche fino 50 metri di lunghezza. Tra i servizi: distributore di carburante, lavanderia, servizi igienici, gru.
Centuri (Mairie de Centuri, tel. 0033 4 95356006).Piccolo porto peschereccio che ospita imbarcazioni al massimo di 10 metri di lunghezza (fondale 2 metri). Dispone di 75 ormeggi lungo le banchine.
Santa Severa Marina (Bureau du Port, Luri – VHF canale 9), piccolo porto ben protetto da un molo semicircolare offre 155 ormeggi dotati di acqua e corrente elettrica per barche fino a 12 metri (fondale 3 metri). Distributore di carburante.
Lungo la costa del “dito” ci sono anche dei ricoveri e porticcioli ma solo per piccole barche e gommoni, come a marina di Erbalunga, Porticciolo e Barcaggio.

Ristoranti

Le Pirate (Le Port, Erbalunga, tel. 04 95332420; www.restaurantlepirate.com). In una casa in pietra affacciata sul porticciolo questo rinomato ristorante propone un’ottima cucina a base di pesce, charcuterie corsa e una esaustiva selezione di vini isolani e non, da gustare sulla bella terrazza. Aperto da Pasqua a ottobre.
Vela d’Oro (Macinaggio, tel. 04 95354246). In un vicoletto di fronte al marina è la scelta migliore per gustare aragoste – che albergano in una vasca a vista nel locale – preparate in vari modi. Gli ingredienti utilizzati per tutti i piatti in menù sono freschissimi, la pasta è fatta in casa, i vini selezionati.
A Macciotta (Port de Centuri, tel. 04 95356412). In posizione sopraelevata, con terrazza affacciata sul porticciolo, serve ottimi piatti di cucina italiana di mare. Da provare gli spaghetti all’aragosta, le cozze con il brocciu e le grigliate a base di pescato del giorno.

Alberghi

Hotel Des Gouverneurs (3 Bis Rue Des Turquines, Bastia, tel. 0033 4 95471010; www.hoteldesgouverneurs.fr). Quatro stelle nel cuore della Cittadella, dispone di 26 camere e suite lussuosamente arredate e la colazione è servita su meravigliosa terrazza sul mare. A disposizione, bar, piscina coperta, biblioteca e centro benessere.
Hotel Demeure Castel Brando (Erbalunga, tel. 0033 4 95301030; www.castelbrando.com). Hotel di charme ambientato in una bella dimora del 1800 – e le sue dependance – immersa in un giardino rigoglioso a pochi passi dal mare. Vera oasi di pace, dispone di camere accoglienti, piscina all’aperto, vasca idromassaggio, biblioteca, spa & centro benessere, parcheggio privato.